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Ahiṃsā: la forza di un “no”
Hai mai pensato a quante volte, nel corso della giornata, compi un gesto di violenza senza nemmeno accorgertene? Forse non alzi la voce, non colpisci nessuno, ma ti capita di giudicare, di lasciarti trasportare dalla rabbia o di essere severo con te stesso. La violenza non è solo fisica: spesso si insinua nei pensieri, nelle parole e persino nei silenzi.
Ahiṃsā è una parola che ti invita a fermarti e riflettere. Significa “non violenza”, ed è il primo dei cinque yama, i principi etici dello Yoga. Ma perché è così importante? Perché proprio da qui inizia il cammino verso l’equilibrio interiore e una vita più consapevole.
Le tre scimmie e il silenzio consapevole
Forse hai visto almeno una volta la rappresentazione delle tre scimmie: una si copre gli occhi, una le orecchie, l’altra la bocca.
“Non vedere il male, non sentire il male, non parlare male.”
Questa immagine, apparentemente giocosa, è profondamente legata alla filosofia della non violenza. Non significa chiudere gli occhi di fronte all’ingiustizia, ma sviluppare una consapevolezza che ci permetta di non alimentare la negatività, né dentro di noi né intorno a noi.
Non è un caso che Gandhi, uno dei più grandi maestri della non violenza, avesse scelto queste tre scimmie come simbolo. Nel suo ashram in India, accoglievano i visitatori come a ricordare loro che la vera forza non sta nell’opprimere, ma nel saper dire “no” con gentilezza e determinazione.
Il coraggio di dire No
Dire di no non è sempre facile. Spesso pensiamo che l’amore e la compassione siano fatti di concessioni, di accettazione passiva. Ma ahiṃsā ci insegna qualcosa di diverso: la non violenza è anche saper riconoscere ciò che ci fa male e smettere di alimentarlo.
Gandhi parlava di satyāgraha, la “forza della verità”, un principio che invita a opporsi all’ingiustizia senza cadere nella violenza. Perché la vera rivoluzione non sta nel combattere con le stesse armi dell’oppressore, ma nel cambiare il modo in cui rispondiamo alle situazioni.
Dove inizia la non violenza?
Non si tratta solo di grandi battaglie politiche o sociali. La non violenza inizia dentro di te. È nelle parole che scegli di usare, nel modo in cui tratti il tuo corpo, nel giudizio che rivolgi a te stessa. È nella capacità di accettarti senza criticarti, di perdonarti senza punirti.
Ahiṃsā non è debolezza, non è passività. È una scelta di coraggio, che ci invita ogni giorno a rispondere con consapevolezza anziché con reazione impulsiva.
Ahiṃsā nel Jainismo
Il principio di non violenza è presente anche in tante altre dottrine di salvezza. Nel Jainismo, per esempio, così come nel Buddhismo, la parola ricorre per indicare la condotta morale volta a rispettare la vita in tutte le sue forme. Secondo la dottrina jainista, fondata da Mahāvīra nel VI sec. a.C, tutto ciò che esiste contiene in sé un principio vitale cosciente e attivo (jīva) che per sua natura attira la materia inanimata costituita da atomi. Per deduzione, quindi, tutto ciò che è materiale ha in sé un’anima e dunque merita di essere risparmiato.
Non solo gli uomini e gli animali, ma anche le pietre, le nuvole, la pioggia e i fili d’erba sono vivi e coscienti – e meritano devozione e rispetto. È per questo che i monaci jain, oltre ad essere vegani (ma escludono nella dieta anche alcuni tipi di vegetali e persino l’acqua viene filtrata per non ingerire piccoli organismi viventi), camminano ripulendo la terra accuratamente per non calpestare insetti e portano una mascherina per non respirarli accidentalmente.
Ahiṃsā, in questa visione, è un atteggiamento etico fondante, volto a preservare la vita in tutte le sue forme; una sorta di ecologismo radicale che riporta l’uomo nel tessuto vivente della natura, togliendogli il presunto diritto di superiorità.
La non violenza nella vita quotidiana
Se osservi la tua vita con occhi nuovi, puoi scoprire infinite opportunità per praticare ahiṃsā. Ogni parola gentile che scegliamo al posto di una parola dura, ogni atto di comprensione verso gli altri e noi stessi, ogni scelta alimentare e ambientale che riduce il nostro impatto sul pianeta è un passo verso un’esistenza più armoniosa.
Ahiṃsā è un cammino, non una destinazione. È una pratica quotidiana che puoi coltivare con piccoli gesti, con il coraggio di dire no quando serve, e con il rispetto per tutto ciò che ci circonda.
Come applicare Ahimsa nella vita quotidiana
- Nelle parole che scegli di usare: usa parole gentili che ti circondano di un’energia positiva
- Nel modo in cui tratti te stessa e gli altri: scegli di riposarti, di volerti bene, di non sovraccaricarti di lavoro, di passare del tempo facendo attività che ti fanno star bene.
- Scegli di nutrirti di cose buone, non solo di cibo, che è comunque importante, perchè diventa la tua energia, ma anche di nutrirti di immagini e parole positivi, evita di guardare troppa tv o di passare troppo tempo sui social.
E tu? In quali momenti della tua giornata potresti applicare un po’ più di Ahiṃsā?